L’acqua assume la forma del recipiente che la contiene, ma conserva il suo volume. Quante forme ho assunto io, da quella che si nascondeva sotto strati di falsa indifferenza, a quella che aveva la primavera sulle labbra e l’autunno nel cuore.
E il mio volume, al contrario di quello dell’acqua, muta continuamente, per contenere a sua volta altri volumi, altre superfici, altri perimetri.
In questo gioco di scatole cinesi dove è finito il mio contorno? Si è fuso con gli altri, sotto i fumi del piacere effimero, mascherato da coerenza, o forse egoismo.
Cala il sipario, la musica finisce, i colori si ritirano in silenzio.
Mi disperdo nel canto.
Nel frattempo tanti personaggi vagano in cerca della propria storia da rappresentare.
Ma sotto il vestito cosa rimane?
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