sabato 23 aprile 2011

I will survive. And you?

Siamo a Pasqua ormai. Prendono il via i soliti cliches triti e ritriti, tradizioni, culinarie e non. Ok che le tradizioni in quanto tali si ripetono ogni anno, ma il fatto di replicare ogni anno i medesimi gesti non fa che rendere tutto dannatamente prevedibile, noioso, e vorreiunpianobpersvigliarmeladalpranzoconiparenti. Potremmo sempre fingere di dover partire per Barcellona e starcene barricati in casa per il weekend sparandoci una maratona di serie tv, film scaricati e lasciati nella cartella download,libri arretrati e musica scaricata selvaggiamente (mettete offline la chat di Facebook). Oppure potremmo affrontare pranzi, cene, agnelli e colombe sfoggiando il nostro miglior sorriso a 32 denti, con scappata in bagno ogni mezz'ora come pausa dagli appassionanti racconti di vita militare del fidanzato dell'amica. Non so quale sia la soluzione migliore per uscire illesi dalla Pasqua. Forse evitare di vederla così catastroficamente, partire prevenuti ecc.. Io penso che mangerò, darò qualche buca in giro, visto che sono una brutta persona. Non fate troppo i buoni, voi, ma non fate nemmeno troppo gli stronzi.

venerdì 22 aprile 2011

Le parole che dico non han più forma né accento si trasformano i suoni in un sordo lamento.

Questo è il primo post di un blog che probabilmente verrà abbandonato presto, perchè la costanza non è una delle mie virtù. Dovete sapere fin da subito che chi vi scrive non ha nessuna pretesa, nessuna verità in tasca, nessun poster con facce sorridenti attaccato al muro. Sono nata in provincia, cresciuta in città, tra ostentazioni di falsa cultura, cloni di cloni, e pile altissime di pregiudizi. E ho sviluppato una sorta di allergia a tutto questo. Non vi sorriderò, non vi distribuirò caramelle. Non so nemmeno se in questo istante vi stia scrivendo io o una delle altre controparti. Va già bene se avete voglia di esser qua. Che oggi tutto quanto annoia, ed è un continuo reciclare di parole.